Il conflitto di interessi generato da doni e altre utilità

Dopo aver visto il video "Big Pharma" (https://www.youtube.com/watch?v=Epa1Yc7WFS8), fare una comparazione tra il modello statunitense e quello italiano. Si possono anche postare e commentare link sul tema del CdI generato da doni e altre utilità, con particolare riferimento alla funzione acquisti

Commenti

  1. Il fenomeno Big Pharma pur non essendo così sviluppato trova qualche riscontro anche in Italia come dimostra la vicenda dell'ospedale di P(h)arma http://www.gazzettadiparma.it/news/parma/432080/operazione-dei-nas-di-parma-in-tutta-italia-19-arresti-tra-medici-e-imprenditori-del-settore-farmaceutico.html in cui si ritrovano molti degli elementi descritti nel video: sperimentazioni farmacologiche senza autorizzazione sui pazienti, convegni e studi pilotati direttamente dalle case farmaceutiche e l'aggiunta della creazione di società di comodo per il riciclaggio di denaro. Sapendo dell'esistenza di questo caso è difficile affermare che la nostra realtà sia immune da questo fenomeno ma credo che in generale la farmacovigilanza italiana e europea e più in generale il controllo di questo specifico settore sia particolarmente efficace. Non avendo esperienza diretta in questa materia ho deciso di svolgere un microscopico sondaggio sul rapporto di un medico con le case farmaceutiche e con i doni che si possono ricevere, il campione è veramente ristretto e quindi non ha valenza statistica ma è stato molto utile a me per entrare all'interno di questo ambiente. Elementi comuni delle risposte ricevute sono 1) il medico di base solitamente ha rapporti giornalieri con i rappresentanti farmaceutici 2) i regali che si ricevono sono tipo penne, portachiavi etc... che quindi rientrano nel modico valore. Solo un caso afferma che ci sono farmaci che se prescritti danno diritto a delle percentuali anche se molto ridotte. Viaggi e altre forme di omaggio più onerose non sono sviluppate o non lo sono in maniera così evidente. Altro elemento in comune è che i medici ospedalieri sono meno soggetti a venire in contatto con le case farmaceutiche in quanto somministrano medicinali che vengono acquistati dalle aziende ospedaliere. In ogni caso la situazione recente è molto diversa da quella degli anni 90 e forse il cambiamento è derivato proprio da ciò. A questo riguardo ho trovato un articolo molto interessante che da una visione prettamente economica degli effetti della corruzione in tema di sanità e soprattutto di aziende farmaceutiche http://www.huffingtonpost.it/vincenzo-atella/il-caso-poggiolini-e-gli-effetti-sullindustria-farmaceutica-italiana_b_3753540.html
    Tralasciando il sondaggio che è puramente indicativo, il caso italiano sembra differire da quello americano in maniera positiva e sembra mostrare ancora delle separazioni piu o meno marcate tra medici, case farmaceutiche e centri di ricerca.

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  2. Italia e Stati Uniti possiedono culture profondamente diverse sopratutto da un punto di vista economico. Alla cultura bisogna aggiungere una composizione diversa della loro economia ed in particolare le dinamiche che caratterizzano il loro Sistema Sanitario.
    Gli Stati Uniti sono caratterizzati da un modello prettamente privatizzato dove le persone che possono permettersi un’assicurazione, hanno diritto alle cure necessarie; in caso contrario avranno accesso ad un numero limitato di cure (fino a nuova riforma, oggetto di recenti discussioni).
    L’Italia risulta essere tra i paesi che garantiscono un servizio di sanità pubblica a tutti i cittadini.
    Nel caso degli Stati Uniti c’è una decentralizzazione delle funzioni, nel caso dell’Italia c’è una centralizzazione.
    Seguendo quelle che sono le indicazioni teoriche un maggiore accorpamento degli acquisti (in questo caso farmaceutici) può portare ai seguenti risultati:
    - Riduzione dei costi;
    - Creazione di standard;
    - Riduzione della complessità;
    - Eliminazione delle ridondanze.
    Nel caso opposto quindi (tipicamente Americano) il potere di scelta è ramificato in quelli che sono i “funzionari” ultimi dello Stato, o meglio, degli Ospedali Privati o delle Farmacie.
    Quanto esposto sopra però non giustifica gli sprechi in Italia. Si viene quindi al punto che la corruzione ed i “regali” uniti allo scambio di favori riescono ad insinuarsi anche in sistemi ben più strutturati di quello americano. Ecco quindi che è possibile ritrovare negli ospedali prodotti non conformi ai migliori standard che il più delle volte non soddisfano neanche gli stessi medici curanti. Il potere quindi questa volta essendo centralizzato ha un impatto di gran lunga più grande rispetto a quello lasciato alle singole coscienze americane. Essendo però centralizzato è più facilmente estirpabile per essere poi sanato.
    La chiave di volta delle problematiche esposte sino ad ora è nell’agenzia che garantisce la commerciabilità dei prodotti nei due Paesi:
    1. Stati Uniti: è sufficiente che il farmaco produca un effetto migliore rispetto ad un farmaco Placebo.
    2. Italia: un farmaco per poter essere commercializzato deve superare i 3 step dichiarati dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) la quale dimostra avere quantomeno una cura maggiore nello studio del farmaco stesso confrontando ciò con quanto dichiarato dalle aziende farmaceutiche produttrici. Il seguente link riporta il dettaglio del metodo di valutazione: http://www.aifa.gov.it/content/aifa-criteri-la-classificazione-dei-farmaci-innovativi-e-dei-farmaci-oncologici-innovativi.
    A conclusione di quanto esposto sopra rimane da aggiungere che la vulnerabilità a possibili CdI è presente in entrambi i sistemi (Italiano e Statunitense) in quanto e nel primo e nel secondo caso trattasi sempre di persone a prendere decisioni e ad essere contattate da Aziende Farmaceutiche e non al fine di far scegliere o meno certi prodotti piuttosto che altri.
    Risulta quindi chiave il ruolo dell’organo che garantisce la commerciabilità dei prodotti che nel caso Americano sicuramente determina risultati troppo generici che non sono neanche in grado di stimolare verso un’analisi scientifica volta a comparare i prodotti quandanche si sia già corrotti.


    Pierpaolo Ricci

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    1. Condivido quanto scritto sopra da Pierpaolo e, a proposito del ruolo chiave dell'organo che garantisce la commerciabilità dei prodotti, vorrei sottolineare un ulteriore peculiarità del modello italiano che in questo si distingue non solo da quello statunitense ma anche da altre autorità regolatorie.
      L' AIFA ha competenze anche in riferimento alla definizione dei prezzi dei farmaci, sulla base di valutazioni rischio-beneficio-costo, potendo dunque controllare non solo l'immissione in commercio dei farmaci ma anche la negoziazione dei loro prezzi. Ciò ha, permesso al sistema sanitario nazionale di acquistare farmaci per loro natura molto onerosi (come gli antitumorali o medicinali contro l'epatite C) a prezzi significativamente inferiori rispetto la media degli altri paesi europei.
      Sebbene ciò non renda di per se esente il sistema italiano da possibili conflitti di interesse, a mio avviso tutela maggiormente l'integrità del sistema e riduce le interferenze di eventuali interessi secondari sia nelle circostanze di CdI apparente che potenziale.

      Bianca Piazza Restivo

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